Leopardi e Gattopardi di Luigi Mazzella
Recensione di Antonio Pileggi
Il libro intitolato “Leopardi e Gattopardi”, con sottotitolo “Un monologo tra racconto e saggio”, di Luigi Mazzella, pubblicato a luglio del 2021 per i tipi di Avagliano, ha caratteristiche singolari sia rispetto alle numerose altre opere date alle stampe dallo stesso autore e sia perché “si apre”, per la prima volta, ad un “monologo” contenente aspetti autobiografici inediti e poco conosciuti.
Definirlo di particolare interesse è poco. Infatti il volume è il personale “zibaldone di pensieri” di Luigi Mazzella, che svela le fonti e le ragioni delle sue scelte di vita, dei suoi ragionamenti di natura artistica, filosofica e politica.
Sono pensieri che hanno avuto e continuano ad avere grande rilievo perché generati dalla mente di una personalità dotata di una cultura vasta e ricca di esperienze politico-istituzionali di altissimo profilo. D’altronde Mazzella è capace, come pochi, di produrre una intensa e originale attività artistico-letteraria. Una capacità della quale c’è traccia anche nei numerosi riconoscimenti e premi ricevuti.
C’è da sottolineare che la parte autobiografica non è affatto esibita, ma molto limitata perché finalizzata a spiegare il perché e il percome del suo cammino culturale. Un cammino che risulta essere ispirato all’empirismo di stampo anglosassone e alla filosofia politica proveniente da un Pantheon che lo stesso Mazzella definisce suo “personale Olimpo culturale”. E il suo Olimpo lo vede entrare nella schiera degli intellettuali della Magna Graecia riflessivi, illuminati, pragmatici e sempre vigili nel sostenere il pensiero libero di tutti e per tutti.
Giacomo Leopardi e Tomasi di Lampedusa concludono l’elenco degli uomini di pensiero che rappresentano i pilastri sui quali Mazzella confessa di aver “modellato” la sua visione della vita e le sue tesi che tendono a mettere a nudo ogni “idea manichea del Bene e del Male”.
Gli autori di opere filosofiche che vengono prioritariamente citati sono Leucippo, Democrito, Epicuro, Tito Lucrezio Caro, John Loke, David Hume, Niccolò Machiavelli. Ma la lettura del libro consente di scoprire tantissimi fatti, idee e scelte comportamentali di moltissimi altri soggetti, anche politici, che sono esaminati con dichiarata intransigenza verso gli atti di fede che accompagnano (e costituiscono) le ideologie e le religioni.
All’interno del libro ci sono anche 7 significative pagine contenenti foto in bianco e nero dello Stemma della famiglia Leopardi e dello stemma della famiglia Tomasi di Lampedusa, i ritratti di Niccolò Machiavelli e di Giacomo Leopardi e le foto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di Woody Allen, di Philip Roth e della copertina della prima edizione del Gattopardo.
Il volume si articola in cinque capitoli che affrontano temi culturali e politici con una visione laica dell’esistenza umana e con una stella polare caratterizzata dall’amore per la libertà dell’individuo. I titoli dei cinque capitoli danno troppo sommariamente l’idea del percorso logico e cronologico dei temi trattati. Infatti il contenuto viene attraversato da una moltitudine di riflessioni sull’attualità politico-istituzionale esaminata in una dimensione locale e globale. Ecco i titoli: Capitolo 1 – La triade del clerico-fascismo: Dio, patria e fascismo; Capitolo 2 – Il trionfo del cattocomunismo: “La Costituzione più bella del mondo”; Capitolo 3 – L’inganno bancario: l’Unione Europea; Capitolo 4 – La speranza evanescente: l’Occidente anglosassone; Capitolo 5 – Il pianeta Terra ai tempi della pandemia.
La semplice enunciazione dei cinque capitoli non consente di percepire per intero la complessità dei temi affrontati dall’Autore, che analizza gli accadimenti della vita politico-istituzionale dell’Italia nel contesto politico europeo e internazionale. L’analisi praticata da Mazzella è accompagnata da concetti improntati al pragmatismo e ad una intransigenza, che oserei definire gobettiana. È una scrittura, la sua, che comprende anche una sottile ironia e la preferenza per gli stili comunicativi di Tomasi di Lampedusa.
La prevalente concezione filosofica di Luigi Mazzella è animata dal pessimismo che riecheggia quello del grande Leopardi. Ma Mazzella non resta nell’ambito del giudizio semplicistico sul pessimismo del Vate di Recanati. Riconosce in Leopardi un vero gigante del pensiero filosofico. Un gigante che, di recente, si sta riscoprendo e si sta rivalutando, finalmente, anche fuori dai confini italiani.
Spesso Mazzella descrive e anticipa quanto va accadendo sotto i nostri occhi attraverso le sue rigorose e intransigenti analisi politico-istituzionali. Per rendersi conto di ciò, basta scorrere i titoli degli ultimi tre saggi che hanno preceduto “Leopardi e Gattopardi”. Nel 2017 è uscito “Europa mia, Benché ‘l parlar sia indarno”, contenente la postfazione di Domenico De Masi; nel 2018 è stato pubblicato il “Quaderno” intitolato “Il decennio nero degli italiani, dal Porcellum al Rosatellum”, contenente la mia prefazione per conto dell’Associazione culturale Liberalismo Gobettiano; nel 2019 è stato dato alle stampe “Elogio del pensiero libero”, contenente la prefazione di Sandro Gros-Pietro.
Le considerazioni di Mazzella hanno orizzonti amplissimi e, per alcuni aspetti, si discostano dalla cultura dominante in Italia e nell’Europa continentale. Anche chi sia, in tutto o in parte, di diverso avviso sulle tesi sostenute da Mazzella, non può non trovare interesse e, oserei dire giovamento, nel conoscere le argomentazioni di un Autore che è contro corrente come lo era Pasolini, tanto per citare uno dei più recenti pensatori italiani dotati di straordinaria capacità di leggere in modo originale la contemporaneità. Intendo, quindi, sottolineare la peculiarità del pensiero di Mazzella, che si muove in uno spazio culturale e politico inesistente in Italia. È lo stesso autore che rende evidente le linee di tendenza politica preferite e ascrivibili al pensiero politico presente tra i “Conservatori” inglesi e i Repubblicani degli States. Com’è noto, sono linee di tendenza distinte e avverse a quelle sostenute dall’attuale partito liberale inglese.
Nel concludere questa breve recensione non posso non ringraziare Luigi Mazzella per avermi incluso, in fondo al libro, nella paginetta dedicata a familiari e amici cui rivolge i suoi ringraziamenti. Ne sono lusingato ed onorato. Oso aggiungere due episodi che mi riguardano. Ero ancora un ragazzo quando fui accusato di leggere libri all’indice. Lo dissi a mio padre che con tre parole – tu leggi tutto – mi indicò il cammino del libero spirito critico. Una indicazione che ho seguito per tutta la vita. Quando ero già adulto, un amico mi consigliò di non leggere troppo perché “più sai e più soffri e non avrai con chi parlare” – così disse. Un consiglio sbagliatissimo che non ho mai preso in considerazione. Luigi Mazzella è uno degli amici che stimo molto. Ho il privilegio di dialogare con lui. È un piacere leggere i suoi libri. Ed è un grande piacere conoscere la visione filosofica e politica di chi si è sempre nutrito della cultura che proviene dall’Olimpo indicato dall’autore del libro “Leopardi e Gattopardi”.